La Sala ovale : episodio 4

23 dicembre 2008

Il silenzio, la moratoria invocata da Beppino Englaro giunge quanto mai opportuna. Troppi hanno parlato, pontificato, blaterato riguardo ad una vicenda che interroga le coscienze di tutti i cittadini. Il dramma di Eluana ha portato alla ribalta un tema complesso: quando termina la vita? Chi vi scrive si è chiesto a lungo se la condizione di quella donna, da diciassette anni immobile su un lettino di una clinica lecchese, possa definirsi “vita”. La risposta è che no, quella non è vita. Quella è solo un’atroce agonia senza dolore fisico, ma con tanto, troppo dolore di chi le sta accanto e vive con lei questo supplizio, del tutto inutile. Eluana Englaro non ha possibilità di risvegliarsi dal coma nel quale è caduta tanti anni fa, non è capace più di sentire, di vedere, di soffrire. E’ solo un corpo inanimato attaccato ad una spina. E’ quel cavo che, secondo i benpensanti tanto pratici del bla bla bla, fa dire che “vive”.
Io penso che una delle cose più importanti per un essere umano sia la dignità, la propria dignità: conservarla fino all’ultimo sospiro dovrebbe essere una delle massime aspirazioni. Sicuramente, marcire giorno dopo giorno in un letto d’ospedale è tutto tranne che degno: è il degrado della persona, ormai incapace di fare alcunché. Ciò che Beppino Englaro vuole fare non è un “assassinio”, come ha tuonato il Presidente del Pontificio Consiglio per la Salute, Cardinale Javier Lozano Barragan, ma un estremo gesto d’amore. Chissà se questi signori che tanto tempo hanno da perdere nel dare lezioni di vita e di comportamento hanno mai passato giorni, mesi, anni vicino a dei vegetali. Perché è questo che ormai è Eluana: un vegetale. Uso parole dure, certo, ma in modo consapevole. Non è facile per un padre fare ciò che ha fatto Beppino Englaro: anni e anni di battaglie (spesso contro i mulini a vento) con l’unico obiettivo di ridare dignità all’adorata figlia, di porre termine ad un dramma che non ha alcuna ragion d’essere. Non è questione di contrapporsi alle gerarchie vaticane, come si sostiene da qualche parte: è solo pietà e comprensione. Il teatrino politico al quale stiamo assistendo in questi giorni è quanto mai inopportuno e lontano anni luce da quella piccola stanza della clinica di Lecco. Direttive ministeriali da una parte, sentenze di tribunali dall’altra, moniti da un lato, minacce dall’altro. Già, le minacce. E’ di ieri infatti l’uscita del Segretario Regionale dell’Udc – Friuli Venezia Giulia, Angelo Compagnon: “Premesso il massimo rispetto per la questione drammatica e personale della famiglia, qui in Friuli abbiamo dei valori irrinunciabili. Io attendo i fatti poi deciderò, da segretario regionale del partito, che cosa fare e come comportarmi”.
Parole chiare e squallide in momento così delicato. In pratica, se il Governatore Renzo Tondo non tornerà sui suoi passi, negando quindi il trasferimento della Englaro ad Udine, la Giunta potrebbe cadere. Perché l’Udc ha “valori irrinunciabili”. Che dire, menomale che la povera Eluana non può sapere che sulla sua vita campa un’intera Giunta regionale. Siamo proprio caduti in basso. Tacere, spesso, è una scelta saggia. Ma anche virtù di pochi, evidentemente.

0 commenti: