La grande crisi

22 settembre 2011

di Matteo Matzuzzi
Mentre cerchiamo di capire se Silvio Berlusconi abbia realmente definito, in una conversazione telefonica privata (e quindi legittima, fino a prova contraria) che Angela Merkel è una “culona inchiavabile”, non possiamo fare a meno di sottolineare come il quadro politico italiano si stia liquefacendo a tempo di record. Ormai è tutto un gran caos, tutto si sta riducendo a colossale barzelletta che però non fa ridere. Da una parte c’è un Governo che non governa, che fa manovre inique e che ogni giorno che passa è sempre più imbarazzante. Dall’altra c’è un’opposizione che litiga già su chi dovrà presentarsi come sfidante del centrodestra (pochi giorni fa Di Pietro ha detto di voler parlare con Bersani, non con “i surrogati” alla Rosy Bindi).

Una situazione in cui ad una maggioranza claudicante e all’ultimo respiro non si oppone un monolite propositivo, è una situazione drammatica. C’è poco da fare. I governi tecnici non sono mai stati la soluzione ai problemi, non servono a nulla: la storia del nostro Paese lo prova. C’è, più in generale, uno smottamento di tutti i partiti, di tutti i grandi agglomerati politici che hanno segnato le italiche vicende dell’ultimo quindicennio. Berlusconi ormai sembra un manichino da Museo delle cere, imbalsamato come Breznev durante le parate sulla piazza Rossa; Bersani è l’imitazione della Signora Coriandoli; Vendola parla parla e parla; Di Pietro minaccia e bofonchia; Bossi rantola. 

Sì, Bossi, la Lega. E’questo uno dei grandi problemi che ha l’attuale compagine governativa. Il partito padano si è tramutato (rapidamente) in un movimento folkloristico che vive di sagre paesane e di rievocazioni storiche. La metamorfosi, l’ennesima, è stata repentina e agghiacciante: solo pochi mesi fa, infatti, sembrava che la Lega Nord avesse incorporato una cultura di governo, una capacità di vedere oltre il “Roma ladrona” e i consueti slogan alla Borghezio. Invece, dopo la scoppola presa alle amministrative, la cultura di governo si è tramutata in cultura della pernacchia. Bossi ha inanellato una sequela di dita medie alzate, insulti ai giornalisti e alla Montalcini, pernacchie ad Alfano, volgarità su Brunetta. Di più, la Lega si è talmente ingarbugliata nelle proprie lotte interne da aver creato malcontento tra la propria base. Mentre l’economia rallenta, le imprese chiudono e la disoccupazione aumenta, i colonnelli padani non hanno trovato niente di meglio che aprire due uffici ministeriali a Monza. 

Ecco, questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Questo è l’esempio più lampante di quanto la politica si sia allontanata anni luce dal comune sentire, dalle esigenze dei cittadini. C’è la crisi? E io ti apro una succursale del ministero del Turismo nella Villa Reale di Monza. C’è poco da dire e molto da piangere.

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